Indagine Qualitativa sulla percezione degli Infermieri in relazione alla presenza dei parenti degli assistiti durante le attività assistenziali in una UO di Terapia Intensiva

Mattia Ispani
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia


Abstract

Background: L’accesso dei parenti degli assistiti ricoverati nelle terapie intensive prevede una politica di visita aperta solo nel 3% su tutto il territorio italiano, nonostante i benefici percepiti e riscontrati siano innumerevoli. Per l’assistito si manifestano miglioramenti dei parametri vitali, dell’orientamento spazio-temporale e dell’ansia. I familiari riferiscono una notevole riduzione dell’ansia, di sentirsi più a loro agio nell’ambiente, di ricevere più informazioni e di avere più fiducia verso gli operatori. Infine, alcuni professionisti avvertono una migliore integrazione tra l’équipe e la famiglia, con una diminuzione degli indici di stress e conseguente burnout; mentre altri avvertono un maggior coinvolgimento emotivo e una diminuzione della loro libertà di espressione.

Metodi: Il presente studio qualitativo fenomenologico ha lo scopo di esplorare il vissuto degli infermieri, al fine di indagare le loro percezioni quando sono presenti i parenti durante le visite agli assistiti. Sono state eseguite 15 interviste semi-strutturate agli infermieri della Terapia Intensiva di un Ospedale dell’AUSL di Modena.

Risultati: I dati sono stati raggruppati in temi e analizzati secondo lo schema di Braun e Clarke (2006). Secondo gli intervistati i parenti generano ansia e agitazione nell’assistito che presenta sistemi invasivi e non di supporto alla ventilazione (TET e NIV). I parenti rivolgono agli infermieri numerose domande nonostante le spiegazioni dei medici dimostrando di non comprendere le condizioni critiche del proprio congiunto.
La maggior parte degli infermieri non danno informazioni al parente, ma rimandano al medico questo aspetto della cura, occupandosi solo delle spiegazioni sulle manovre assistenziali e burocratiche/ organizzative dell’unità operativa. Gli intervistati si sentono osservati e non hanno libertà di movimento quando sono presenti i parenti. La contaminazione batterica viene considerata la più grande preoccupazione per un accesso dei parenti senza limiti di orari. Tutti i risultati identificati concordano con quanto già descritto nella letteratura scientifica.

Discussione-Conclusione: Gli interventi educativi e formativi sui familiari potrebbero ridurre l’ansia negli assistiti, nei parenti e nel personale assistenziale. La condivisione con il personale medico delle informazioni da dare ai familiari potrebbe creare un clima rilassato e collaborativo, nonché alimentare un atteggiamento di fiducia da parte dei parenti. La programmazione di incontri formativi periodici su argomenti di interesse clinico-assistenziale potrebbe portare ad abbattere preconcetti e rendere più disteso il clima lavorativo.
É evidente come la componente comunicativa influenzi in maniera preponderante la gestione clinica e relazionale non solo con l’assistito, ma anche con i parenti e l’équipe. Le abilità comunicative, in particolare in questi ambienti, sono una parte fondamentale del piano di cura assistenziale della persona malata.

BIBLIOGRAFIA:
1- South, T., & Adair, B. (2014). Open Access in the Critical Care Environment. Critical Care Nursing Clinics of North America, 26(4), 525–532.
2- Berti, D., Ferdinande, P., & Moons, P. (2007). Beliefs and attitudes of intensive care nurses toward visits and open visiting policy. Intensive Care Medicine, 33(6), 1060–1065.
3- Giannini, A. (2012). La terapia intensiva “aperta”: Le ragioni di una scelta. Sistema sanitario regione Lombardia, 1-12.

Indagine Qualitativa sulla percezione degli Infermieri in relazione alla presenza dei parenti degli assistiti durante le attività assistenziali in una UO di Terapia Intensiva – Mattia Ispani (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)